La Carciofaia Agostini è “Agricoltore custode del Carciofo di Montelupone biologico”

Immagine che mostra il logo della Carciofaia Agostini
Carciofaia Agostini – agricoltore custode

La Carciofaia Agostini è stata nominata dalla Regione Marche e dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali “Agricoltore custode del Carciofo di Montelupone biologico”.

Siamo stati individuati come agricoltore custode delle risorse genetiche di interesse alimentare ed agrarie locali, animali e vegetali, rischio estinzione a di erosione genetica.

Gli agricoltori custodi, assieme alla banca del germoplasma, costituiscono un punto di eccellenza nel territorio per la conservazione, l’informazione e la divulgazione del materiale genetico autoctono a tutela e valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo ed alimentare.

Tali agricoltori sono coloro che si impegnano nella conservazione, nell’ambito dell’azienda agricola ovvero in situ, delle risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica, secondo le modalità previste dai disciplinari per la tenuta dei libri genealogici o dei registri anagrafici di cui alla legge  15 gennaio 1991, n. 30, e al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 529, e dalle disposizioni regionali emanate in materia.

Nella definizione di agricoltori e allevatori custodi (AAC) gli agricoltori e allevatori sono soggetti attivi del processo di adattamento ed evoluzione della varietà/popolazioni vegetali e animali, che si impegnano a mantenere il tempo questo ciclo evolutivo, che influisce positivamente sulla biodiversità coltivata e allevata e quindi sulla diversità del cibo.

Essi sono essenzialmente custodi di un processo evolutivo, legato ad un bene collettivo (varietà e popolazioni) che è intriso di saperi, tecniche, usi e consuetudini nel quale non sono titolari.

Possono essere soggetti pubblici e privati, in forma singola o associata che si impegnano a conservare “in situ/on farm” le risorse locali a rischio di estinzione o di erosione genetica, iscritte all’anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare.

Per conservazione “in situ/on farm” si intende quanto previsto dalle linee guida per la conservazione e la caratterizzazione della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse per l’agricoltura.

  • CONSERVAZIONE IN SITU (In situ conservation): è la conservazione di ecosistemi e di habitat naturali e il mantenimento e recupero di popolazioni specifiche, vitali, nel loro ambiente naturale o, nel caso di specie addomesticate o coltivate, nell’ambiente in cui esse hanno sviluppato le loro caratteristiche distintive. Si tratta di un sistema ‘dinamico’ di conservazione, perché sottoposto alla pressione selettiva ambientale, determinata da fattori biotici (uomo incluso) e abiotici.
  • CONSERVAZIONE ON FARM (On farm conservation): è di fatto una conservazione in situ. Il termine fa prevalente riferimento alle popolazioni di specie animali e vegetali coltivate/allevate continuativamente nell’azienda agricola. In questo caso si rileva il ruolo essenziale svolto dagli agricoltori nella creazione, impiego e custodia delle risorse genetiche e il legame con la cultura (in
    senso lato) delle popolazioni umane che le hanno sviluppate.

 

Gli impegni degli agricoltori e allevatori custodi (AAC):

Gli Agricoltori e Allevatori custodi (AAC) si impegnano a:

  1. provvedere al mantenimento evolutivo mediante coltivazione e allevamento di almeno una risorsa genetica di interesse alimentare ed agrario locale, vegetale o animale soggetta a rischio di estinzione o di erosione genetica iscritta nell’Anagrafe nazionale;
  2. diffondere, per quanto possibile, la conoscenza, l’uso e le tradizioni legate alle risorse genetiche di cui sono custodi, attenendosi ai principi della legge 1° dicembre 2015, n. 194 delle risorse genetiche iscritte all’Anagrafe nazionale;
  3. attivare uno scambio reciproco (tramite un accordo/protocollo di intesa/collaborazione) con almeno un Centro di conservazione ex situ e/o una Banca del germoplasma che conserva la stessa risorsa genetica. Ciò al fine di attivare una completa conservazione (in situ/on farm ed ex situ) anche tramite scambio di conoscenze;
  4. contribuire, qualora necessario, al rinnovo del seme/materiale di moltiplicazione conservato presso il Centro di conservazione ex situ e/o la Banca del germoplasma stesso/a;
  5. non richiedere privativa sulla risorsa genetica custodita, né cederla ad altri che manifestino intenzione di richiederla;
  6. sottoporsi ad un sistema di controllo e verifica nel tempo (almeno per la durata dell’impegno), della reale presenza della risorsa genetica per la quale è stato richiesto il riconoscimento di AAC e della sua corretta conservazione “in situ/on farm”.

I requisiti degli agricoltori e allevatori custodi

Possono essere riconosciuti come Agricoltori o Allevatori custodi (AAC) i soggetti pubblici e privati, in forma singola o associata, ubicati nel territorio nazionale, che assumono formalmente gli impegni di cui al precedente punto 3 e che risultano in possesso dei seguenti requisiti:

  1. disponibilità di almeno una risorsa genetica iscritta all’Anagrafe nazionale;
  2. regolare possesso di un terreno o di idonee strutture per l’allevamento sulla base di un titolo valido;
  3. specifica esperienza o capacità professionale in uno o più dei seguenti ambiti:
    • coltivazione e riproduzione di risorse genetiche vegetali, di interesse alimentare ed agrario locali soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica;
    •  allevamento di risorse genetiche animali, di interesse alimentare ed agrario locali soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica.

La Rete è coordinata dal Ministero, d’intesa con le Regioni e con le Province Autonome di Trento e di Bolzano. Pertanto il Ministero provvede a formalizzare il riconoscimento ad Agricoltori e Allevatori Custodi (AAC) e le adesioni alla Rete nazionale dei soggetti aventi diritto, previa verifica della presenza del parere positivo della Regioni, mediante pubblicazione sul Portale.

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